Abbiamo deciso di aprire questa pagine nel sito per raccogliere vari messaggi che, in questo periodo così complicato, ci arrivano da amici lontani dall’Italia e dai fratelli che partecipano all’eucarestia nelle nostre comunità e che operano in prima linea contro l’emergenza COVID19. Condividiamo tutto ciò per tenerci aggiornati e avere una prospettiva diversa dai mass media e riflettere su ciò che sta accadendo. Buona lettura


Riflessione di Tommaso Fontanesi

Ciao Don, condivido alcune righe di riflessione scritte sulla preghiera del papa di ieri. 

Il cielo è scuro, blu grigio che s’incupisce di momento in momento. Il velo di pioggia batte costante sulla pietra. Tra le scanalature della pietra si raccolgono le gocce, riflettono il grigiore celeste di forme opache nella piazza. La piazza è vuota, la città silente, la grande città è buia, traversata di quando in quando dalle folgori azzurre delle sirene, luci diluite dalla pioggia e suoni annacquati. L’odore umido si leva dalle pietre nell’aria limpida e nel picchiettare ch’è costante e insistente. Il picchiettare è costante.

È un immagine di grande memoria, il Vecchio Bianco che sotto la pioggia cammina, al centro della piazza, zoppica gamba destra, la mano destra trema. Quando innalza la sua preghiera verso un cielo ch’è affranto e piange, il picchiettare è costante. Quando la voce risuona nella piazza deserta e sfavillante di mille gocce, e quando il cielo bigio e grave pare gravare ancor più sulle spalle dell’Uomo – ora davvero piccolo, davvero vecchio, davvero stanco – il picchiettare è costante.

Perché l’Adamo, il Terroso, l’Umano, leva il suo unico stringente e silenzioso grido da ogni lembo della terra, unico, nella paura, nel dolore, nella miseria – sia egli piccolo o potente, sia sapiente, umile, grande, sia vile – in ogni lingua e dialetto, occhio, sguardo, voce, ogni fede, idea, ogni oblio. E oggi, proprio ora, qualcosa di straordinario sta accadendo. Il picchiettare è costante.

Oggi sta accadendo, straordinario, proprio sotto i nostri occhi – non te ne accorgi? L’Umano sempre diviso si ritrova unico sotto il cielo che, ancora più scuro, di momento in momento, ora si è fatto nero, ora si è fatto notte e lacrima, ora è così lontano dal pianeta silenzioso. Silenzioso.

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine.”

Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e asserirò parole al suo cuore – holakhtîha ha-midbar we-dibartî ´al-libah – la condurrò nell’incolto e coltiverò il suo cuore – nell’assenza le darò senso – la trarrò lontana dalle parole e parlerò al suo cuore.”

Shomer mah mi-laylah? – Sentinella, quanto della notte?”

Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. La domanda dell’Uomo, del figlio dell’Uomo nel battito costaste della pioggia. Risponde vuota la piazza.

Il Vecchio Bianco innalza tra le mani Dio, e sorge sopra il mondo. Il tuonare delle campane è rotto dal rombare delle sirene delle autoambulanze. Il picchiettare è costante.


Questa è una lettera di Maria Cristina, un medico che partecipa alla nostra Eucaristia:

Carissimi parrocchiani e carissimo don Giuseppe,

Sono una mamma medico… vi scrivo per ringraziarvi delle vostre preghiere e dei vostri pensieri.

Abbiamo tanto bisogno di non sentirci soli e che il Signore illumini le nostre menti e sostenga il nostro animo.

Non siamo in guerra… ma la situazione attuale è veramente destabilizzante e non parlo della sola stanchezza fisica…i nostri malati sono oggi più che mai, malati seri… quelli che hanno fame d’aria… quelli che non respirano.. quelli che hanno bisogno di alti flussi di ossigeno per sopravvivere… malati soli per giorni o settimane.

Soli perché senza il conforto di un parente, di un volto ed una voce cara… soli perché depersonalizzati, non hanno il loro pigiama ne’ il loro orologio… non hanno idea se sia notte o giorno… sempre le stesse luci e gli stessi suoni. Soli perché non vedono più persone dedite alla loro cura, vedono maschere.. odono voci ovattate provenienti da strati di protezione, sentono mani plastificate da guanti… occhi protetti da visiere, impossibile riconoscerne l’identità.

Pregate per loro e per i loro famigliari che attendono tutto il giorno una telefonata per sapere cosa è successo nelle 24 h precedenti al proprio caro…. pregate per i famigliari che ricevano una telefonata improvvisa che decreta la fine dell’attesa… una telefonata che è l’unica cosa che avranno del loro caro e che nessuno di noi vorrebbe fare.

Pregate per i defunti a cui non può essere dato il giusto saluto… e pregate per coloro che hanno una possibilità di salvezza data dalla loro morte, il ventilatore che si libera è prezioso… è merce rara ed ambita.

Pregate per gli infermieri e gli operatori sanitari che con il cuore pieno di angoscia e dopo turni massacranti continuano ad essere attenti ad ogni minima oscillazione che potrebbe preludere il temuto cambiamento clinico. Sono ragazzi più giovani di me che hanno una vita davanti.. una vita da costruire o madri e padri che lasciano i propri figli a casa con la speranza di rientrare sani e non contagiosi. Sono persone che hanno scelto di dedicarsi ai propri fratelli … con e per amore.

Pregate per noi medici, non pronti ad essere e sentirci così impotenti … così piccoli davanti ad una malattia di cui conosciamo troppo poco. Pregate per le nostre paure di non essere all’altezza, di non avere l’intuizione salvavita, di non proteggere i nostri malati e di cedere alla tensione ed alla stanchezza.

Pregate per le nostre anime minate da delle scelte che nessun essere umano dovrebbe dover prendere. Pregate per le nostre famiglie… per i nostri figli… che pagano il prezzo delle nostre scelte.

Sono una mamma medico con tante paura ma che va avanti perché crede fermamente nell’impegno, nella dedizione e nell’amore della scelta di essere medico e crede che nella preghiera sia la soluzione perché siamo troppo piccoli per farcela da soli.


Valentina Codeluppi lavora come funzionaria della Croce Rossa Internazionale ed era nella Repubblica Centrafricana. Quando è in Italia, partecipa alla nostra Eucaristia:

Don Giuseppe ciao 

Ti scrivo da Bangui 

Ieri sera hanno preso la decisione di cominciare ad evacuarci da qua prima che tutte le frontiere chiudano perché qui rischiamo di rimanere bloccati per mesi con il forte rischio di guerra civile e dipende contro o bianchi in conseguenza alla penuria di generi di prima necessità. Abbiamo preparato le valigie in fretta e furia e stiamo cercando il primo volo disponibile per rimpatriare . Nel mio caso su Roma.  Tutto è  talmente surreale. In più c è  per me il grosso dilemma di come poter partire lasciando qui colleghi locali e una popolazione che non avrà nessun mezzo per affrontare il virus e le sue conseguenze. Confesso che non sono molto lucida e mi sembra di vivere staccata dal mio corpo. Ti chiedo una preghiera, più del solito.  Almeno per riuscire a rientrare in Europa. E ti chiedo una preghiera per questo paese. 

Valentina 


Questi sono Emilia e Peter, due amici israeliani di origine italiana che abitano a Gerusalemme e che noi incontriamo nei nostri pellegrinaggi:

Caro Don Giuseppe,
Anche qui siamo quasi  in piena clausura.
Non e’ facile per nessuno ma soprattutto per quelli meno fortunati di noi.
Tutto sommato noi stiamo reggendo….E cosi’ sento di te.
A me pare che ci siano anche risvolti positivi in questa epidemia: la possibilita’ di fermarsi e riflettere e constatare l’aumento dell’empatia e della solidarieta’, dovunque. E non e’ poco.
Auguri a tutti di tempi migliori
Grazie per la bella poesia della poetessa romagnola
Ti abbraccio


Un video e un messaggio da padre Samir dall’Iraq

Carissimi amici di San Pellegrino e del Buon Pastore, 

vi mando il video della preghiera, in arabo e poi in italiano, che ho fatto dopo la messa di domenica scorsa nella chiesa parrocchiale di Enishky, una preghiera per il Santissimo Crocifisso, chiedendo la grazia per il popolo di Italia, per l’Iraq e per tutto il mondo di salvarci dal virus. Abbiamo celebrato la messa e poi la preghiera in diretta on line tramite il sito della diocesi. Abbiamo pregato per il popolo italiano, per la chiesa in Italia e per Reggio Emilia, perché il Signore vi aiuti e vi salvi.

La chiesa dell’Italia, le parrocchie di San Pellegrino e del Buon Pastore e altri hanno fatto molto per l’Iraq e per la nostra chiesa in Iraq, in modo particolare per i profughi.

In questa situazione dobbiamo pregare e pregare tutti insieme, e avere fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio.

Restiamo uniti nella preghiera e Confidiamo sempre in Dio.

Un abbraccio a tutti

Padre Samir

 

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Guarda il video di Padre Samir: https://drive.google.com/open?id=1LYU0mRtwXT7vV_lE-lxIMv9RlgTtf9Av