“PENTECOSTE”


Condivido con voi la meditazione del Patriarca di Gerusalemme.

“Nella storia della salvezza lo Spirito del Signore è sempre intervenuto, soprattutto nei momenti più difficili, per portare la salvezza, operare una liberazione, per mostrare un intervento di Dio nelle storie complesse degli uomini. È sceso su persone deboli e le ha rese guide del suo popolo, ha parlato per mezzo dei profeti, ha ridato vita ad ossa inaridite, è potenza dinamica che sempre ha ridonato forza e vigore.

In ciascuno di questi eventi, ogni qualvolta lo Spirito si è fatto presente, ha reso possibile un nuovo inizio. Là dove tutto era fermo, là dove tutto sembrava appesantito, o morto, o stanco e affaticato, ecco venire lo Spirito per aprire una nuova via. E l’ha fatto via via sempre più entrando dentro la storia dell’uomo. Laddove è più intima e profonda la presenza dello Spirito, lì è più viva la relazione con Dio e cresce la coscienza della Sua presenza nella vita del mondo.

Nel brano di Vangelo di oggi (Gv 14, 15−16.23−26) vediamo che Gesù annuncia una nuova venuta dello Spirito. Vuole preparare i suoi discepoli a questo passaggio importante, a comprendere che potranno continuare a stare con lui, ma in maniera diversa, nello Spirito, appunto. È infatti un dono al quale ci si deve preparare, che può giungere invano se non viene atteso, se non viene celebrato ed invocato. Gesù, insomma, annuncia la venuta dello Spirito, e scava così l’attesa e la speranza nel cuore dei suoi discepoli smarriti.

Perché per i discepoli c’è qualcosa che sta finendo, e c’è bisogno di un nuovo inizio, un inizio che solo lo Spirito può operare. Gesù sta per affrontare la propria passione, e ci sarà bisogno dello Spirito per ripartire da questo evento drammatico e continuare il cammino. Nemmeno questa volta la storia di Dio con gli uomini finirà.

Le caratteristiche della venuta dello Spirito sono rivelate in due termini del Vangelo di oggi: “sempre” (“il Paràclito perché rimanga con voi per sempre” − Gv 14,16) e “tutto” (“vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” − Gv 14,26). La presenza dello Spirito nella vita dei credenti non sarà un evento occasionale, straordinario, ma una presenza quotidiana e costante, una vita dentro la nostra vita. Lo Spirito non sarà con noi e fra noi solo nei momenti bui e difficili, e nemmeno solo nei momenti importanti, ma sempre, generando costantemente la vita del Cristo in noi.

Per questo, subito dopo aver annunciato che lo Spirito sarà sempre con noi, Gesù usa l’immagine della casa, della dimora (“il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” − Gv 14,23). Lo Spirito viene a dimorare in noi, a fare in noi casa, e contemporaneamente ci rende dimora di Dio, luogo dove Dio costantemente viene. Se lo Spirito viene sempre, allora tutto è pieno di vita e di senso. La nostra vita è talmente impastata di Spirito Santo, che tutto in noi è pregno di Lui, senza che nessuno possa separarci dalla sua presenza e dalla sua opera.

Perché opera del Paraclito è quello di insegnare e ricordare tutto ciò che Gesù ha detto, vale a dire di rendere possibile una lettura pasquale della vita, di rendere ogni evento della vita luogo dove è possibile lasciarsi trasformare riprendere il cammino e ricominciare.

Ma ricominciare a fare cosa?

Dal brano di oggi è evidente che il nuovo inizio, reso possibile dalla presenza dello Spirito, è quello di chi ricominciare sempre ad amare (“Se mi amate… se uno mi ama… il Padre mio lo amerà… chi non mi ama” (Gv 14, 15.23.24). Lo Spirito è sempre legato all’amore, perché lo Spirito è amore, è comunione. Si tratta dunque di accogliere lo Spirito, ovvero l’amore di Dio riversato nei nostri cuori (Rom 5,5), per iniziare una nuova vita nell’amore.

E poiché lo Spirito è sempre con noi, sarà possibile sempre nuovamente ricominciare, senza che nulla possa interrompere questa possibilità, senza che nulla possa mai chiuderci nell’immobilità del peccato e della morte. È un “sempre” a volte difficile da credere fino in fondo, soprattutto nei momenti più complessi della vita. Solo lo Spirito può aprirci alla fede e speranza nella possibilità di un nuovo inizio, di una vita che sempre può ripartire”.

8 giugno 2025                           + Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme