“FRATE LEONE”


231^ lettera alla comunità al tempo della conversione

               “Il Signore ti benedica e ti custodisca. Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Volga a te il suo sguardo e ti dia pace. Il Signore benedica te, frate Leone”.

               Questo biglietto fu scritto da Francesco d’Assisi per il suo accompagnatore e segretario frate Leone. Mi piace pensare che Papa Prevost abbia scelto questo nome, per presentarsi come colui che si propone di dare continuità e spessore alle aperture di Papa Francesco, come del resto ha accennato nel suo primo discorso. Certo, ci sono altri papi che hanno reso illustre questo nome. Leone Magno, “il grande”, che secondo la tradizione fermò Attila e i suoi Unni, che si apprestavano a distruggere Roma: anche oggi abbiamo bisogno di chi orienti a una pace “disarmata e disarmante” le coscienze di tanti. Poi, Leone XIII, il papa della “Rerum Novarum”, l’enciclica che, predicando la dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori, indicò l’inizio di un ravvicinamento della Chiesa con la modernità, non come equilibrio di poteri, ma come stimolo per un mondo più solidale e fraterno.

               A me piace pensare, però, all’immagine, da lui evocata, di una Chiesa in cammino, unita e fraterna. Egli ha ricordato la frase famosa di sant’Agostino: “Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”. Che bello, pensare a un Papa che vive dentro al suo popolo e al famoso “odore delle pecore”, evocato da papa Bergoglio!

               Papa Prevost si è formato nell’ordine agostiniano. Agostino si era convertito al cristianesimo da adulto e conservò la memoria positiva della sua ricerca di verità e di felicità, anche se, insoddisfatto di tutte le esperienze, trovò nel rapporto personale con Gesù la risposta alla sua sete. In questo senso, mi pare, va ascoltato l’invito a un’apertura missionaria della Chiesa, non come proselitismo ma come condivisione di una ricerca. Scrive Agostino: “Con l’aiuto del Signore, cerchiamo Dio. In un salmo sta scritto: Cercate Dio e la vostra anima vivrà. Cerchiamolo dunque per trovarlo, e cerchiamolo ancora quando lo abbiamo trovato. Perché per trovarlo lo si cerchi, egli è nascosto; ed è l’immenso, perché una volta trovato lo si cerchi ancora”(Commento al Vangelo di Giovanni 63,1). Nella ricerca, siamo accomunati, credenti e non credenti, e il credente deve avere sommo rispetto e simpatia per il cammino dell’uomo che gli sta accanto. La superbia di chi si sente arrivato tradisce l’immagine che Dio ha voluto dare di sé. Dice sempre sant’Agostino: “ Grande miseria è un uomo superbo, ma più grande misericordia è un Dio umile(De cat. rud. 4, 8.).

               E’ inevitabile che qualcuno storca il naso, a fronte delle sue origini nordamericane. Capitò anche a Papa Ratzinger, che fu presentato, in modo piuttosto irriverente, come “il pastore tedesco”. Basta però andare a Roma, per rendersi conto del respiro universale della Chiesa. Sia nella formazione del futuro Papa, , sia nell’attività pastorale in Perù, sia nella funzione di responsabile dell’ordine agostiniano, poi, come vescovo in Perù e infine nella sua attività presso la Curia romana, egli ha certamente acquisito una sensibilità mondiale. A mio parere, lo ha voluto sottolineare nel saluto della sera dell’otto maggio, pronunciandone una parte in spagnolo, ma non in inglese, come magari ci si aspettava.

               Nella Messa, celebrata venerdì nella Cappella Sistina, ha sviluppato un pensiero già accennato nel saluto: la centralità della persona di Gesù e l’impossibilità di ridurre il messaggio cristiano a una predicazione morale: “Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”. Sant’Agostino fa della grazia, del dono gratuito di Dio, il fondamento del suo magistero. Il suo discepolo, divenuto Papa, ce lo offre:  anche l’opera della carità deve sorgere dalla gratitudine per l’opera di Dio.

11 maggio 2025                                                                    don Giuseppe Dossetti