Una delle tante parole che sono state così degradate e spogliate del loro significato è la pace. In realtà, si ottiene ancora più distorto quando i dirigenti politici e religiosi aggiungere l’aggettivo pace ‘mondiale’. Ci si chiede quindi a volte se la pace sia diversa dalla pace mondiale. La logica dietro la frase fantasiosa è racchiusa nella canzone dei Children of Bodom: “Se vuoi la pace, preparati alla guerra.” Espone l’ipocrisia del mondo in cui la pace è definita e dettata dal vincitore, e come qualcosa di esteriore. La gente vuole solo continuare a conquistare e dominare le cose senza prima conquistare sé stessi. Troviamo un buon esempio scritturale nella turbolenza spirituale di Davide quando era assente dalla guerra e apparentemente aveva un pacifico riposo, commesso adulterio e omicidio (2 Sam 11). C’è una linea nel famoso Rime del marinaio antico:
“acqua, acqua, ovunque, né qualsiasi goccia da bere.” Ci sono colloqui di pace ovunque, eppure gli scienziati sono impegnati a produrre armi nucleari!
               Nel Vangelo di san Giovanni, Gesù ha detto specificamente: “Vi do la mia pace. Non vi do come il mondo dà. Non turbate i vostri cuori e non abbiate paura” (Gv 14, 27). Perché dunque il mondo non parla o non prova la pace  di Cristo? Noi, credenti, sappiamo che è ciò di cui il mondo ha bisogno, ma sembra che abbiamo paura di provare o perché non siamo sicuri  esattamente come funziona, o abbiamo paura che gli altri possano approfittare di noi. Veramente, ci auguriamo la pace di Cristo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia e ci sono due dimensioni ad essa, cioè, personale,
ed ecclesiale.
               Gesù è preoccupato per lo stato mentale dei suoi discepoli che è risultato dallo stress e dalla disperazione per il trauma della perdita. È rimasto con i discepoli andando a Emmaus e cenato con loro. Li ha lasciati dopo aver aperto gli occhi alla verità delle Scritture. Domenica scorsa, abbiamo visto come ha trattato Tommaso con una tenerezza che ha aperto la mente di Tommaso alla divina identità di Cristo. Alcuni di noi potrebbero essere arrabbiati con il mondo proprio ora a causa del pesante impatto della pandemia. Forse, la tua famiglia sta sopportando il peso dell’aggressione trasferita ed è in disordine perché stai perdendo la testa. Anche il tuo lavoro ne risente, e sembra che il tuo capo o i tuoi colleghi abbiano cospirato contro di te. Fissa il tuo sguardo su Cristo, vieni alla Santa Eucaristia e tocca le piaghe di Cristo per guarire. Ricorda che la pace inizia prima dentro di te.
               Gesù si preoccupa della disgregazione dei legami tra i suoi discepoli che è stata la conseguenza dell’assenza del pastore (Mt 26, 31). Era il collante che li teneva insieme e ora vuole che siano uniti in una viva speranza della sua presenza nei loro cuori e in mezzo a loro. Ha lavorato per riportare i due uomini delusi che vanno a Emmaus per riunirsi alla comunità. I discepoli erano rinchiusi in casa per paura dei loro connazionali. E ora, Gesù appare in mezzo a loro inaspettatamente. E in un gesto concreto, li ha invitati a toccare ed esaminare lui. La loro gioia non conosceva limiti. In questo momento difficile, anche noi siamo rinchiusi e separati dall’affetto fisico, dalla vicinanza dei nostri amici e di alcuni membri delle nostre famiglie. Abbiamo tutti paura gli uni degli altri e a volte ci chiediamo quando sarà il nostro turno di contrarre il virus. Alcuni sono vaccinati ma ci sono ancora paure e dubbi. Gesù dice pace su di voi. Non abbiate paura!
               Infine, il saluto francescano “pace e bene” è venuto molto dalla teologia della preghiera di Francesco d’Assisi per la pace. Lì vediamo che la pace sgorga da Dio come sua origine, ma sono io la persona umana che deve lasciarla fluire in me e attraverso di me nell’ambiente che mi circonda. Nella seconda parte di questa preghiera, troviamo il riassunto della cristologia nel Vangelo di oggi: “O Divino Maestro, fa’ che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare, di essere compreso, quanto di comprendere, di essere amato, quanto di amare. Perché è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a Vita Eterna.” No, non è odio di sé considerare il benessere degli altri più del mio. Il punto è immaginare un mondo in cui ognuno cerca il bene dell’altro, disposto a dare, disposto a perdonare, disposto a fare l’ultimo sacrificio per gli altri.
                                                                                       don Anthony