Due domeniche fa, il Vangelo ci ha ricordato non solo quanto gloriosa ma anche quanto terribile sarà l’apparizione di Gesù Cristo. Gli uomini saranno spinti a battersi il petto per il rimorso e a piangere amaramente come per un figlio unico (Gv 19, 37; Zec. 12, 10; Ap. 1, 7).
Domenica scorsa ci è stato ricordato che siamo sacerdoti a somiglianza di Cristo e che apparteniamo a un regno fondato sull’amore. Oggi, Gesù ci chiede di prepararci agli avvenimenti che scuoteranno le nostre comodità e metteranno alla prova la nostra fede, per essere degni di stare davanti a Lui.

Nella sua 82 lettera alla comunità al tempo del coronavirus, don Giuseppe Dossetti notava: “dobbiamo riconoscere che su di noi pende un giudizio, il giudizio di Dio. Sarebbe molto importante prenderlo sul serio… Il divino Giudice giudica “secondo una legge di libertà”. Le leggi umane vincolano e prevedono un castigo; la legge di Dio è invece liberante, perché rassicura,
contenendo una promessa. Anzi, questa promessa è già a disposizione e si chiama “misericordia”. Gli uomini contrappongono giustizia e misericordia: ma, come ricordava san Giovanni Paolo II, solo la misericordia è vera giustizia.” Significa che essere giustificato davanti a Dio è legato alla misericordia e la misericordia è un gesto reciproco di uno che riconosce di essere liberato dalla misericordia di Dio, “io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”(Mat18,32).

San Paolo prega per la crescita dell’amore tra i cristiani tessalonicesi per sé stessi in vista del giudizio del redentore. Spiega che l’amore gli uni per gli altri e per tutti renderà il loro cuore irreprensibile nella santità. Un cuore senza amore è incapace di mostrare misericordia e un cuore parziale mostra una misericordia imperfetta. Così, San Giacomo è stato molto chiaro: “Cosi parlate, e così operate, come stando per essere giudicati secondo la legge di libertà. Imperocché giudizio senza misericordia per colui, che non ha usata misericordia: ma la misericordia trionfa del
giudizio”(Gc.2,12 13). Santa Maria Faustina affermava che la misericordia è il frutto dell’amore e molto prima di lei San Giovanni della Croce notava che “alla sera della nostra vita saremo giudicati solo sull’amore”.

Certo, conosciamo bene la grande esposizione di Matteo 25, 31-46 e quindi non c’è modo migliore per essere vigili che farsi trovare a fare opere di misericordia quando Lui viene (Mt24, 46). Non dobbiamo permettere che la pandemia ci privi della nostra carità e misericordia. Ci verrà chiesto quanto abbiamo superato il nostro egoismo e lasciato il nostro egocentrismo per trasformare la vita degli altri. Dobbiamo riconoscere che non è facile mostrare persone difficili e impegnative. Tuttavia, noi amiamo per amore di Cristo.

L’inizio e la fine di solito si assomigliano perché parlano costantemente di temi simili come la venuta del Messia, la conversione, la vigilanza, la preghiera, l’amore, la misericordia e il giudizio. Non dovrebbe sorprenderci perché l’inizio e la fine coincidono in una persona, Gesù Cristo. Il nostro salvatore è l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. E come disse l’angelo agli
apostoli: “Questo Gesù che è stato assunto da voi in cielo, ritornerà nello stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (Atti 1, 11). Allora, puoi stare davanti a Lui e Lui per le tue opere di misericordia ti mostrerà misericordia? (Matt5,7).

don Anthony