L’Avvento inizia oggi e con esso anche un nuovo anno liturgico. Da qualche tempo ci vengono in mente i segni della fine della vita terrena, il giorno del giudizio e di colui che deve giudicare. Fortunatamente, il giudice è nostro fratello, nostro amico e salvatore, Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Così, oggi, la prima lettura ci ricorda che il Signore, nostro Dio è il Maestro di tutte le cose. Egli è il Signore di tutti, di tutti i tempi, passato, presente e futuro. Questa lettura è una supplica o un appello alla paternità di Dio. Siamo argille nelle sue mani, opera delle sue mani. San Paolo ci descrive come un tesoro in vasi di argilla, perché anche se siamo semplici creature, abbiamo la conoscenza di Gesù Cristo come Dio in mezzo a noi, come l’Emmanuele, come la gloria di Dio per mostrare che il potere superiore appartiene a Dio e non a noi (2Cor. 4, 7-9). È una chiamata all’umile riconoscimento di chi siamo: nient’altro che creature di Dio. Ma a differenza di altre creature, solo noi possiamo chiamare il Maestro dell’universo, “Padre Nostro.” Questo dovrebbe darci speranza e incoraggiamento a non vergognarci mai troppo per tornare sinceramente a Dio, non importa quanto abbiamo peccato.

La nostra supplica continua nel Salmo ed è qui che la parola di Dio ci porta in Avvento. In primo luogo, chiediamo a Dio di lasciare che il suo volto splenda su di noi e noi saremo salvi. Perché no? Il suo volto si è rivelato in Gesù Cristo che san Paolo chiama immagine del Dio invisibile (Col. 1, 15). Gli Israeliti non potevano sopportare il volto di Mosè senza un velo dopo il suo incontro con Dio. Allo stesso modo, Dio ha velato la Sua natura con la nostra natura umana come un velo per permetterci di guardare su di Lui e di essere salvati. Fu durante la trasfigurazione che Egli rivelò ciò che avviene ogni volta che guardiamo a Lui nei nostri simili umani (specialmente i poveri), nel sacerdote, nel tabernacolo, e specialmente all’altare durante la Santa Messa. San Pietro non volle scendere dal monte del Tabor dopo averlo saputo (Matt. 17, 4). Ora, anche noi sappiamo questo, non desideriamo mai più di essere lontani dal volto di Dio (Sal 79).

Così si apre per noi la porta dell’avvento. È tempo di preparazione, di affinare il nostro desiderio del volto di Dio per mezzo del quale siamo salvati. Il desiderio umano di Dio (il soprannaturale), anche se naturale, è stato ferito dal peccato originale. Può essere paragonato a un bambino che ha un desiderio naturale di latte, ma manca di appetito a causa di qualche malattia. L’Avvento è quel momento in cui la defezione (anzi una defezione a non desiderare il volto di Dio) viene corretta dai medici e dalle infermiere fino a quando il bambino comincia a bere e a desiderare latte. Il peccato personale (non solo il peccato originale) ferisce ulteriormente la nostra naturale capacità di Dio. Pertanto, questo avvento gettiamo via i nostri peccati come cibo spazzatura e aumentiamo il nostro appetito per le cose dello Spirito.

Ora, la nostra preparazione è di essere in grado di incontrare Cristo. Prima, dobbiamo imparare di riconoscerlo. C’erano molti che aspettavano il Messia, ma non sono riusciti a riconoscerlo quando era apparso. L’Avvento è quindi un particolare tipo di preparazione. San Paolo, nella seconda lettura, parla della testimonianza di Cristo già stabilita tra noi in modo tale che non ci manca alcun carisma (1Cor. 1, 3-9). Questo significa che dobbiamo guardare ai segni della Sua manifestazione nella gloria, che è anche la nostra gloria, personalmente e insieme. Ci sentiamo il Natale anche da Halloween e da quel momento in poi, le pubblicità in televisione ci incoraggeranno a comprare di più in preparazione al Natale dandoci offerte e sconti allettanti. Questi sono i segni che il Natale sta arrivando. Così, nel Vangelo, Gesù Cristo ci invita ad essere svegli, attenti per poterlo riconoscere ogni giorno nelle nostre case e nei nostri posti di lavoro. In altre parole, la nostra preparazione deve concentrarsi sulla formazione dell’occhio spirituale per vedere e incontrare la stella del Salvatore nella nostra vita quotidiana (Mc 13, 33-37). Ma al di là di questo, stiamo anche aspettando in preparazione della manifestazione della gloria svelata del volto del nostro Dio che è nostro Padre, quando saremo salvati dalla vergogna della nostra peccaminosità e dalle sofferenze di questa terra.

 

29 novembre 2020                                           don Anthony Onyekachi