La maggior parte delle volte non scegliamo la nostra comunità proprio come non scegliamo le nostre famiglie. Dipende come vediamo dove apparteniamo, sia come un dono o come una sfida, lo accogliamo, o ci sforziamo di fuggire. Naturalmente, possiamo decidere di unirci ad altre comunità più tardi dove ci sentiamo a nostro agio o accolti, ma la comunità in cui siamo nati, dove siamo cresciuti, dove abbiamo vissuto per lungo tempo, dove i nostri nomi di famiglia sono conosciuti lascia sempre il segno in noi. La nostra comunità è una sintesi dei nostri valori fondamentali, credenze e personalità.

Due comunità parteciparono al miracolo di Bartimèo, figlio di Timèo. Una disprezzava la sua fede e il suo coraggio di chiedere aiuto e si cercava di impedirgli la salvezza. Quella comunità ha visto la normalità nel suo difetto e lo ha abbandonato finché non si lamentava della sua situazione. Rimase insignificante, solo e cieco in questa comunità. Hanno messo la loro gioia pacifica nella sua disgrazia perché li fa sentire meglio di altre persone. Bartimèo abbandonò il suo mantello con cui si identificava con quella comunità tossica e amara. Dobbiamo costantemente esaminare il nostro cerchio per essere certi che il bagaglio che portiamo con noi non sono gli ostacoli al nostro progresso spirituale.

Tuttavia, l’altra comunità lo ha aiutato a discernere l’invito di Gesù. Ecco il culmine del dovere della comunità di Dio. Nella prima lettura, Dio dice che Egli è padre di Israele (Ger. 31, 9). Quando il padre ci chiama a servire liberamente e gioiosamente in diverse capacità all’interno della comunità, sono i membri che ci esortano e ci aiutano a sentire e a rispondere. Abbiamo il dovere di nutrire, sostenere e guidare ogni persona nella comunità a scoprire la sua giusta vocazione. Lo facciamo essendo onesti gli uni con gli altri e con una deliberata attenzione comunitaria all’educazione dei nostri membri, specialmente dei bambini.

L’inizio e il culmine del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale del nostro parroco don Giuseppe Dossetti, come potenti e stimolanti scene di un film, rivela la grandezza della nostra comunità parrocchiale anche nelle piccole cose. Lo svolgimento pezzo dopo pezzo dell’onore, la celebrazione eucaristica, i doni, il pranzo, il pellegrinaggio a Roma, l’udienza papale, l’udienza presidenziale, e le tante preghiere parlate e silenziose presentano lo splendore di una comunità coraggiosa e convinta insieme nel cammino di fede con Gesù Cristo. Feste come queste rivendicano i valori della comunità di fede e offrono incoraggiamento a coloro che lottano per discernere la voce di Dio come il profeta Samuele.

Una responsabilità molto importante della comunità di fede è quella di ascoltarsi l’un l’altro soprattutto i più piccoli, come i bambini, i giovani, i malati, gli anziani. Gesù si fermò e udì il grido di Bartimèo e lo trattò con dignità. Qui, Dio ci parla di stabilire rapporti ed evitare di creare fazioni tra privilegiati e poveri.

don Anthony